mercoledì 12 maggio 2010

Immagina che la vita sia un percorso in montagna.

Dove sono io ora la cima è passata, e con essa le peggiori insidie: le vertigini nel guardare in basso dai ponti mobili, il fondo scivoloso, i crepacci, i sassi sotto ai quali si annidano le vipere.

Tu invece, oltrepassato l'altopiano verde dell'infanzia a malincuore, hai appena iniziato la salita: davanti a te stanno, a ogni passo, pericoli senza numero come fili d'erba. Ma anche arcobaleni a tradimento quando non ci speri più; laghi più chiari dei tuoi occhi ti compariranno sul cammino proprio nel momento in cui hai smesso di cercare l'acqua; raggi di sole all'improvviso ti sfioreranno le guance insieme a petali dai colori incredibili … E di colpo scoprirai, come William Blake, che l'universo sta in un granello di sabbia, l'eternità in un'ora e l'infinito nel palmo di una mano.

… Scusa se a volte il ruolo che ci ingessa impedisce di dire le cose più vere: nel giorno del tuo compleanno ho saputo offrirti solo luoghi comuni benpensanti. Che Pinocchio non torna sempre indenne dal paese dei balocchi lo sapevi da te.

Volevo dirti, invece: non è vero che i professori vedono solo dei numeri, quelli dei voti, al posto degli alunni.

Volevo dirti, quel tuo banco vuoto mi dà una stretta al cuore ogni volta che entro in classe, e spiegando Milton o Hawthorne mi chiedo ancora cosa diresti tu. Sì, lo so che non intervieni volentieri : l'esibizionismo saccente non ti si confà; ma, quando ci sei, il tuo sguardo intelligente e il modo in cui prendi appunti (quasi di nascosto, come se mostrare che un argomento ti interessa ti scocciasse) parlano per te. Ti sei perso anche l'Amleto: ti sarebbe piaciuto, sai...?

Volevo dirti, non è vero che studiare non serve a niente, a me ha salvato la vita: se l'adolescenza è come il morbillo, c'è chi la prende piano che quasi non te ne accorgi, e chi la prende forte che manca poco ci lasci le penne; la mia è stata di quelle tempestose, con la febbre alta e moltissime bolle. Hannah Arendt ha scritto che la saggezza viene in vecchiaia solo a quelli che, da giovani, non sono stati né saggi né prudenti; e tu, di questo passo, prometti di diventare un pozzo di saggezza nell'età matura, ma sarebbe meglio arrivarci tutti interi e senza troppe catastrofi.

Volevo dirti, non lasciare la scuola: la musica è bellissima, non saprei vivere senza, ma non puoi puntarci tutto; conosco troppa gente acchiappanuvole che si è persa, e ha distrutto la propria vita – perchè, sai, quando sei dal mio lato della montagna si vedono le cose con un certo realismo antipatico e un po' materialista. Non lasciare la scuola non vuol dire necessariamente “questa” scuola, anche se non ho capito perché ad un tratto hai deciso che non ti piaceva più. Puoi tornare o ricominciare: sei ancora dal lato del cammino in cui sono ammesse le false partenze e i percorsi fuori pista. Se hai scoperto che un altro indirizzo di studio (che so, il Linguistico o lo Psico-pedagogico) ti piace di più, rimboccati le maniche, e coraggio: senza quello non andrai mai da nessuna parte. Ma gettare la spugna, per come ti conosco, non è da te. E il fatto che insieme alla spugna getti via tre anni di vita, e il tuo notevole intelletto, la tua sensibilità per la letteratura e per la bellezza (ricordi quando alla National Gallery avete fatto tardi per guardare i dipinti...?) mi fa infuriare.

Volevo dirti... scusa per queste parole indiscrete. Ma dal mio lato della montagna il tempo scorre veloce, e non ne va sprecato neanche un istante.


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