martedì 20 aprile 2010

Ieri la maestra del figlio grande ha portato i suoi alunni fuori dal recinto della scuola, in giro per il paese. Non so se ci fosse dietro un progetto didattico, o una qualche forma di accordo con la Dirigente Scolastica, come ora si chiamano i presidi: è una maestra con gli occhi ribelli, e dimostra trent'anni anche se fra poco andrà in pensione.
In questi cinque anni, con la sua collega, ha insegnato a ventiquattro pulcini spennacchiati come si sta a scuola, e al mondo.
Ha raccolto lacrime e dentini caduti dai musetti cuccioli. E' stata ad ascoltarli, e loro hanno imparato ad esprimersi.
Ha insegnato loro che la matematica è un gioco meraviglioso, che la musica e il disegno sono linguaggi come le parole; che i bruchi se ci stai un po' dietro possono trasformarsi in farfalle, che dai semi nascono le piante (e qualche volta anche i bambini), che se non si va d'accordo con un compagno bisogna parlarne tutti insieme, invece di prendersi a pugni. Ha insegnato verità fastidiose come sassi: per esempio che in guerra si muore.
Ha fornito scintille di libertà e giustizia, travestendole da compiti per casa. Ha parlato con loro di cose piccole come formiche, e di quelle grandi grandi, che pesavano più degli zaini sulle spalle piccine.
Quando mio figlio ha dovuto mettere gli occhiali, la maestra gli ha detto che era bellissimo, e lui tutto fiero li ha accettati nella sua vita senza problemi né complessi.

Ha fatto scoprire i fiori di campo, e le api, e le mucche e i cavalli in fattoria a questi bambini che a tre anni sapevano già usare il cellulare ma non avevano mai visto una gallina viva.

E ieri ha fatto loro un altro regalo: un pallone colorato dei Cuccioli Cerca Amici perché l'educazione motoria fatta così, in un prato, è tutta un altro mondo.
Un dono speciale in più, oltre agli altri impagabili che ha sparso senza parere sul loro cammino.

...Spero che la scuola sia sempre, per te, un luogo di realizzazione e fiducia come gli occhi zingari di questa maestra; che il suo sorriso ti segua negli anni, figlio che sta crescendo come l'ulivo piantato da nonno per te quando sei nato.

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